Heavy Rain (2010)

Heavy Rain (2010)

 

Heavy Rain irrompe nel mondo videoludico portando con se una ventata d’aria fresca: in un trimestre saturato dagli action in terza persona e più in generale in una generazione di console dove a farla da padrone sono gli sparatutto arriva questo nuovo prodotto Quantic Dream di cui è addirittura difficile definirne il genere. Heavy Rain è sicuramente un thriller per quanto riguarda il plot, più difficile capire invece se ciò che abbiamo davanti sia un vero videogioco o piuttosto un film interattivo di cui siamo noi a scrivere il finale. Vediamo allora se tutto questo funziona o se risulta essere fin troppo innovativo in un mondo, quello del videogioco, spesso eccessivamente conservativo e legato ai soliti stereotipi a causa del poco coraggio di alcuni produttori di investire in qualcosa che vada veramente fuori dai canoni.
 

 

La storia di Heavy Rain è degna dei migliori libri thriller. Il prologo ci mostra la situazione felice di una famiglia agiata e in completa armonia formata da Ethan, architetto di professione, una bella moglie e i due giovani figli. Purtroppo la loro esistenza verrà terribilmente segnata da un incidente che nello stesso pomeriggio causerà la morte del primogenito e tanti sensi di colpa per Ethan che cadrà in uno stato di depressione con casi di schizofrenia. Da qui comincia la storia vera e propria che tratta di un serial killer che agisce da tre anni a questa parte con un modus operandi molto particolare. L’assassino infatti colpisce solo bambini, solo in autunno e affoga le proprie vittime nell’acqua piovana. Interessante anche come fa ritrovare i poveri bambini ormai morti ovvero con il viso coperto dal fango, un orchidea sul petto e un origami stretto in mano, da qui il soprannome “the origami killer”. Subito dopo il prologo cominceremo anche a conoscere tutti i personaggi di cui dovremo prendere le parti:

-Norman Jayden, detective dell’FBI a supporto della polizia locale e che può far conto su tecnologie rivoluzionare nel campo dell’investigazione.

-Scott Shelby, investigatore privato che sotto mandato delle famiglie delle vittime indaga sull’assassino dell’origami.

-Madison Paige, unica donna della truppa, è una giornalista con gravi problemi di insonnia e che per caso si trova a spalleggiare Ethan nella ricerca del figlio.

-Ethan Mars è il primo dei protagonisti e la sua storia è quella più particolare. Con ancora i sensi di colpa per la perdita del figlio più grande dovrà affrontare anche quella del secondogenito. Il killer gli chiederà di superare prove molto delicate per dimostrare fino a che punto è disposto a spingersi per dimostrare l’amore verso il figlio, con la ricompensa di scoprire indizi sull’ubicazione del bambino rapito.
 

La particolarità di questo videogioco sta soprattutto nell’accattivante giocabilità. Qualcosa di simile lo si era visto forse solamente in Fahrenheit sempre dei Quantic. Sono presenti due fasi ben distinte in quanto a gameplay all’interno del gioco. La prima è quella nella quale ci viene chiesto di controllare attivamente il nostro personaggio: in questo modo potremo girare gli scenari in completa libertà per cercare di interagire con ogni elemento possibile. In questa modalità ci troveremo a dover superare le prove cui ci sottoporrà il killer, a parlare con i vari personaggi potendo scegliere tra le varie opzioni di dialogo che ci vengono di volta in volta proposte e a cercare gli indizi nelle investigazioni. La seconda fase invece è quella più vicina all’idea di film interattivo: infatti in queste parti non avremo nemmeno il controllo sui movimenti del nostro personaggio ma ogni nostra azione sarà determinata dalla buona riuscita di quick time event e quindi dal tempismo con cui pigieremo i tasti richiesti. A farla da padrone saranno qui le collutazioni corpo a corpo, gli inseguimenti a piedi o in macchina ed infine alcune fasi dove saranno richiesti movimenti particolari e di precisione. E' possibile giocare ad Heavy Rain anche con il controller Move: la periferica è sicuramente in grado di portarci a rigiocare il titolo in quanto la sua implementazione è ben riuscita data la naturalezza con la quale saremo chiamati a compiere alcuni movimenti del tutto corrispondenti a quanto si vede sullo schermo. L'unica vera pecca è il sistema di rilevamento del Move che necessita di una luce accesa. Lo scotto da pagare è il fatto di rovinare decisamente l'atmosfera e quindi il consiglio è di utilizzare il controller di movimento alla seconda volta che si giocherà il titolo, magari per sbloccare i vari finali.

Alla base di tutto ci sta la filosofia di fondo del gioco per cui noi siamo direttamente responsabili delle nostre azioni. In tal modo la storia è assolutamente aperta e così i rapporti tra i vari personaggi, la sopravvivenza degli stessi, la possibilità di salvare il figlio o meno e allo stesso modo di scoprire l’identità del killer è totalmente dovuta alle nostre scelte di azioni e dialoghi. Questo permette una quasi totale personalizzazione del gioco e allo stesso tempo una forte rigiocabilità.

 


In realtà non è tutto oro quello che luccica e lo si scopre in particolar modo andando a rigiocare il titolo. Come detto gli stessi programmatori ci hanno promesso una giocabilità completamente aperta e una completa personalizzazione delle vicende. In realtà così non è in quanto più che creare una nostra storia andremo ad interpretarne una con dei paletti estremamente fissi, soprattutto nella prima parte fin troppo lineare. Rigiocando il titolo ci si può facilmente accorgere come nella prima metà di Heavy Rain anche scelte radicalmente diverse, per certi versi opposte, ci porteranno al massimo a cambiare un filmato, un dialogo o un evento che mai avrà ripercussioni su capitoli diversi da quello che stiamo giocando. Più avanti per fortuna le cose cambiano, le possibilità diventano molteplici e quasi tutte influenti rispetto ai vari finali che il gioco propone. Basti pensare che i nostri personaggi possono addirittura morire prematuramente rispetto la fine della storia.

Anche la totale libertà ci viene spesso negata. Sarebbe bello poter raccogliere ogni barattolo, spostare ogni oggetto e giocare come se tutto ci fosse permesso mentre l’interattività è limitata se non per quegli oggetti che ci è richiesto dal gioco stesso di usare. Sarebbe a mio giudizio interessante avere la libertà di spostarsi liberamente per la città in modo da poter scegliere quali negozianti interrogare e quali no invece di rendere sempre il tutto obbligato. Probabilmente questa possibilità non è stata considerata anche per non perdere l’atmosfera di cupidigia e costrizione voluta dai programmatori.


A livello tecnico nulla da dire se non una gestione non sempre ottimale della luminosità. A livello grafico si ha in Heavy Rain una riproduzione dei visi come mai si era fin d’ora visto con espressioni facciali convincenti e realistiche. Guardando i contenuti aggiuntivi e in particolar modo le interviste agli attori che hanno prestato le facce si riescono a riconoscere facilmente sia le sembianze che tutte le mimiche facciali degli stessi. Stesso discorso per le ambientazioni che non hanno mai il compito di stupire per pattern di colori o particolari paesaggi da cartolina ma riescono abilmente a creare una serie di ambienti credibili e assolutamente verosimili. Lo sforzo del motore grafico si fa apprezzare in particolar modo per gli effetti particellari della polvere sospesa in aria e per la tridimensionalità di ogni oggetto. Non ci sarà mai nulla di “appiccicato” allo scenario ma ogni cosa vista su schermo è volumetrica e occupa un suo spazio, e i barattoli sugli scaffali del market ne sono uno splendido esempio.

Dal punto di vista del sonoro splendide sono le musiche (un contenuto aggiuntivo tratterà proprio dell’importanza della colonna sonora in un gioco per creare le giuste atmosfere) e anche il doppiaggio dei dialoghi è particolarmente riuscito con una grande prova di Pino Insegno che grazie ad una recitazione molto sentita riesce a far presto scordare la fastidiosa associazione che spontaneamente ci viene da fare tra la sua voce e altre interpretazioni del comico-doppiatore come ad esempio American Dad.

 

 

Sia per quel che riguarda la grafica che per quanto concerne i doppiaggi ci sono delle eccezioni da fare. I visi dei personaggi secondari come era facile aspettarsi sono spesso meno curati, e se gli interni di case e locali rasentano la perfezione gli ambienti esterni si presentano spesso molto scialbi e carenti di particolari. Per l’audio l’unica vera pecca sta nelle voci dei bambini che sono addirittura fastidiose per una vera e propria assenza di recitazione.

Sembra una barzelletta, ma in questo caso la giocabilità è quasi un aspetto accessorio del videogame: non troverete un livello di sfida elevato ed i personaggi talvolta sembreranno leggermente impacciati nello svolgere le azioni che gli comandiamo. Tuttavia il sistema di controllo costruito per Heavy Rain risulta perfetto per ottenere il risultato che Cage e tutti i Quantic Dream si erano prefissati: massima immedesimazione nei personaggi controllati.

 

 

Heavy Rain a conti fatti risulta essere un esperimento perfettamente riuscito. Con una grafica realistica come mai prima per visi e ambienti interni, un sonoro da cinema per colonna sonora e doppiaggi, una giocabilità innovativa, un plot coinvolgente e un atmosfera unica, il titolo Quantic Dream si pone come una perla più unica che rara andando a distinguersi da qualsiasi altro titolo di questa generazione. Se dal punto di vista dell’innovazione non si può appuntare nessuna critica, si possono invece sicuramente annotare quelli che sembrano degli errori di gioventù per quello che si può considerare il capostipite (o quasi, vedi Fahrenheit) di un nuovo genere nella speranza di nuove impeccabili produzioni. Heavy Rain risulta quindi un acquisto obbligato, eccezion fatta per coloro che in un videogioco cercano solo il puro divertimento.

 

PREGI

Storia e personaggi memorabili

Grande capacità narrativa e continua sensazione di suspance

Realizzazione tecnica sopraffina

Possibilità di influenzare direttamente la storia

DIFETTI

Meno "libero" di quanto si possa credere inizialmente

Come genere non può piacere a tutti

 

GRAFICA...............95

SONORO..............100

GIOCABILITA......85

LONGEVITA.........88

Divertimento*.....N.C.

GLOBALE..............92

 

A cura di: Nicola Puhar