Shadows of the Damned (2011)

Shadows of the Damned (2011)

 

Chi non conosce i giochi di Suda51 potrebbe rimanere sconvolto da questo Shadows of the Damned. Questa piccola perla nasce dalla collaborazione di tre Veterani leggendari del settore, ovvero Suda Goichi (No More Heroes), Shinji Mikami (Creatore di Resident Evil 4, Killer 7 e Devil May Cry) e Akira Yamaoka (geniale compositore dell' OST della serie Silent Hill). Tre cervelli uniti per un unico scopo: creare l' action/horror più folle e assurdo che si sia mai visto. Volete sapere cosa ne è venuto fuori?... Leggete per scoprirlo, eccheccazzo!

 

Il protagonista è il messicano Garcia Hotspur, un cacciatore di demoni imbottito di testosterone fino al midollo; nei primi minuti di gioco assisteremo al rapimento della sua fidanzata Paula da parte di un furioso demone in cerca di vendetta (il signore degli Inferi). La reazione di Garcia è scontata: farà di tutto pur di salvare la sua amata, anche a costo di finire all' inferno (letteralmente).

 

 (Shadows è un vero survival horror, ma visto dagli occhi dell' inconfondibile Suda51)

 

Una volta arrivati a destinazione faremo la conoscenza del teschio Johnson, un demone "pentito" e ora braccio destro di Garcia: oltre ad essere uno dei personaggi più simpatici ed esilaranti della storia dei videogiochi, Johnson ha la grande abilità di trasformarsi in varie tipologie di strumenti al servizio del padrone: basta premere un tasto ed ecco che diventerà una pistola, un fucile, una torcia (per illuminarci il cammino), addirittura una motocicletta! Questa improbabile coppia ci terrà compagnia nel corso di tutta l' avventura, e non marcheranno di deliziarci con battute taglienti e dialoghi surreali, degni dei migliori Tarantino e Rodriguez! Non solo la sceneggiatura, l' intera storia è caratterizzata da uno stile continuamente sopra le righe (come tutti i prodotti firmati da Suda): trash, folle e originale come nessun' altra. In effetti Shadows of the Damned è un action/horror unico nel suo genere, impreziosito da uno stile e da una caratterizzazione inimitabili e da atmosfere costruite ad arte. Pensate che l' inferno sia semplicemente un' orgia in cui le anime dannate bruciano e soffrono per l' eternità? Niente di così banale! L' inferno dipinto da Shadows of the Damned è un luogo senza tempo in cui si alternano strade abbandonate, torri, roccaforti, foreste e quant' altro, riproducendo tutti gli scenari spaventosi che ormai sono entrati nell' immaginario collettivo dell horror (anche se non mancano sorprese un pò strambe, come night club)! Entrando nei dettagli del gioco, comunque, si scopre che funziona bene sia come passatempo umoristico che come shooter/horror in piena regola, offrendo sparatorie ben distribuite, momenti di angoscia, alcuni semplici enigmi e scontri con gli immancabili boss. L' equilibrio tra dramma e commedia demenziale è davvero ricercato.

 

Sopravvivere all' inferno non è facile come può sembrare (ma davvero qualcuno lo pensa?): il buio è il nostro peggior nemico, per questo dovremo sfuggire da esso generando qua e là quante più fonti di luce possibile. Per farlo dovremo utilizzare delle torrette che sparano Fuochi d' Artificio (ma l' effetto è solo momentaneo), dei Proiettili di Luce da scaricare su delle Teste di Capra (generalmente sono affisse sui muri e una volta illuminate scacceranno le tenebre nella zona) o sparandoli direttamente ai nostri nemici i quali, una volta colpiti e privati delle loro oscure difese, diventeranno vulnerabili ai nostri attacchi. Sostare per troppo tempo all' interno del Buio consumerà la nostra barra di resistenza (ricaricabile raccogliendo dei cuori lasciati in giro per lo scenario), e l' unico modo per cavarsela è appunto scacciare l' oscurità con uno dei metodi sopra menzionati.

 

 (Stile, trama, personaggi, battute... tutto è decisamente originale e curato, davvero fantastico!)

 

Non mancano ovviamente tutta una serie di trovate fuori di testa partorite dalla mente contorta di Suda: alcune porte sono intralciate da Peli Pubici di Demone (e per farli sparire dovremo trovare e distruggere una sorta di "interruttore"), altre saranno sorvegliate da piccole e piagnucolose facce da poppante (e per convincerle ad aprirci la via dovremo trovare delle cose specifiche da dargli in pasto, come fragole, cervelli ecc)... perfino i checkpoint sono ben visibili e caratterizzati da puzzose cacche di demone!

 

Uccidendo gli abitanti dell' inferno riceveremo in cambio dei Cristalli, utili per acquistare munizioni (come denti, ossa e altre stramberie simili... esatto, questi sono i proiettili!) o oggetti curativi (questi ultimi rappresentati da vari tipi di alcolici come saké, tequila e via dicendo). Nascosti qua e là, inoltre, si trovano dei grossi cristalli rossi utilizzabili esclusivamente per potenziare le caratteristiche di Garcia e del suo equipaggiamento (salute, danni, tempi di ricarica ecc). Le poche armi disponibili sono molto varie e ben diversificate, e presentano un fuoco primario e uno secondario. Ovviamente non poteva mancare l'attacco corpo a corpo, utile per indebolire gli avversari, per farli retrocedere di qualche centimetro o per bloccare alcuni attacchi. Insomma, anche se le meccaniche non sono le più originali (a parte la possibilità di muoversi mirando e di potenziare l'equipaggiamento, non si discostano molto da quelle dell' ultimo Resident Evil), devo dire che tutto funziona a meraviglia e ci si sente subito a casa. Parlando dei boss, sono davvero ben fatti e divertenti da affrontare: il loro design è quasi sempre impeccabile, e il loro aspetto è malato e "demoniaco" al punto giusto. Non è difficile trovare il modo per ucciderli (si tratta semplicemente di rilevarne i punti deboli e colpirli in momenti prestabiliti), ma sono così vari e cattivi che da soli valgono il prezzo del biglietto. Ovviamente non mancheranno tranelli, imboscate e tutto quello che ci si aspetterebbe di trovare in un luogo così inospitale, oltre che numerose sorprese (ci sono momenti "piccanti" e perfino livelli in stile "sparatutto a scorrimento bidimensionale"!!!). Inoltre sono presenti innumerevoli citazioni/riferimenti a numerose opere cinematografiche e videoludiche, che gli appassionati non faticheranno a riconoscere (straordinarie le citazioni de "La Casa"!).


La mano di Suda è precisa e puntuale nel ricreare in ogni scena, in ogni dettaglio e in ogni battuta quell' equilibrio surreale tra dramma, horror, splatter e commedia che da sempre caratterizza le sue produzioni. I fan di quel vecchio pazzo non ne rimarranno delusi, ma anche chi ha un debole per gli esilaranti, squallidi thriller/horror di serie B lo troveranno a dir poco geniale.

 

 (Ci sono perfino buffissimi livelli in 2D... Un gioco "retrò" in tutti i sensi!)

 

 

IL FASCINO DELL INFERNO

Graficamente il titolo presenta uno stile visivo e una caratterizzazione davvero fenomenali, quasi da oscar secondo me, ma molti aspetti in genere fanno obiettivamente storcere il naso, colpa di un budget realizzativo non all'altezza dei grandi titoli AAA. Innanzitutto il livello di dettaglio è decisamente poco al passo con i tempi: personaggi, ambientazioni, demoni, tutto è generalmente gradevole (soprattutto il modello di Garcia) ma presenta texture poco convincenti per un gioco del 2011. Le animazioni, in particolare, sono troppo rigide e inferiori alla media attuale; niente di inguardabile, ma una cura visiva maggiore non avrebbe guastato. Inoltre gli scenari soffrono della solita linearità (molto spesso l' azione è guidata in zone molto chiuse, tanto che perfino la crescita del personaggio, fatta di oggetti e potenziamenti da raccogliere, appare guidata) e visivamente sono poco nitidi e dettagliati. Inoltre non mancano alcuni piccoli bug, come casse che levitano a 30cm dal suolo, ma è poca roba. Come ho già detto, comunque, lo stile e l' atmosfera generale vi faranno molto spesso perdonare tutti questi difetti. Le scelte cromatiche, la fluidità dell'azione e alcuni effetti speciali sono abbastanza curati e suggestivi. Ne uscissero più spesso di giochi così originali, ve lo dico io.

Il sonoro è di sicuro il lato più curato e impressionante: la mano di Akira Yamaoka si sente, e i brani sono tutti incredibilmente adatti alle varie situazioni. Melodie angoscianti, motivetti surreali e canzoni rockeggianti incorniciano tutte le scene in modo impeccabile. Anche gli effetti sono piuttosto vari e curati (alcuni suoni e campionature, poi, ricordano molto quelli di Silent Hill!) e il doppiaggio in inglese non teme confronti (vivace, strambo e appassionato dall' inizio alla fine).

La giocabilità è buona nel complesso, ma ben lontana da quanto offre la maggiorparte dei giochi recenti, e le meccaniche sono un pò ripetitive. I controlli sono abbastanza fluidi e intuitivi ma non sempre reattivi al punto giusto, anche se il tutto si risolve con un pò di pratica (niente di ingiocabile insomma). Inoltre lo sviluppo completamente lineare dell' azione, la crescita guidata del personaggio, la scarsa esplorazione e la libertà di azione limitata finiscono spesso per togliere respiro al giocatore, rovinando così quello che poteva essere un piccolo capolavoro di gameplay. In fondo, però, anche Resident Evil 4 e 5 (così come Dead Space) sono piuttosto lineari, quindi non capisco perchè tutto questo accanimento nei confronti di questo Shadows of the Damned da parte di siti e riviste di tutto il mondo. In fondo non è poi tanto diverso dai titoli appena citati (e ai suoi tempi nessuno si è lamentato, mi pare), quindi perche dovrebbe subire un trattamento diverso da loro? Certo, essendo un gioco più recente ci si aspetterebbe di più, ma in fondo quel poco che fa lo fa piuttosto bene e abbastanza in linea con le altre produzioni, quindi per quanto mi riguarda il gameplay è più che soddisfacente.

 

 (Potevano mancare scene a sfondo sessuale in un gioco di Suda51? Ma quando mai!)

 

La longevità purtroppo è inferiore perfino agli standard attuali (nel mio caso 7 ore spaccate, senza perdere troppo tempo ad esplorare i livelli) e l' assenza di modalità alternative rischiano di affossare il titolo anche sotto questo aspetto. Fortunatamente la presenza di potenziamenti e collezionabili nascosti garantiscono un pò di rigiocabilità, ma in generale si prova troppo spesso la sensazione di avere tra le mani un gioco breve e privo di sfide (bastano un paio di partite extra per platinarlo). Peccato, come al solito le cose belle durano poco...

 

Alcuni di voi a questo punto penseranno che si tratti di un flop totale. Tecnicamente può darsi (anche se personalmente non mi è sembrato poi così brutto come l' hanno descritto altri recensori, e lo stile e l'atmosfera sono incredibili), ma la storia, la regia, la sceneggiatura, i personaggi e il divertimento di Shadows of the Damned sono qualcosa che non avevo mai visto da nessun altra parte. Un gioco che scorre via con piacere, che in molte occasioni è in grado di strappare più di un sorriso e capace di incollare allo schermo qualsiasi tipo di giocatore in cerca di un' esperienza videoludica diversa dal solito. Un titolo da prendere alla leggera, ma anche completo di tutti quei contenuti che lo rendono un action/horror degno di questo nome, classico nelle meccaniche ma tremendamente originale per stile e atmosfera.

Forse non un must have, ma un esperimento decisamente interessante da premiare con l' acquisto per il suo coraggio di osare laddove tanti (troppi) non osano da anni.

 

PREGI

Personaggi, dialoghi e regia fuori di testa!

Un inchino ad Akira Yamaoka!

Atmosfera e stile visivo eccellenti

Tanta originalità e tanto divertimento

DIFETTI

Strutturalmente non porta grandi novità

Poca libertà di azione e progressione lineare come sempre

Graficamente non è perfetto

Non dura tantissimo

 

GRAFICA...............82

SONORO...............92

GIOCABILITA.........80

LONGEVITA...........70

Divertimento*.......92

GLOBALE..............81

 

A cura di: Marco Tessarolo