Silent Hill: Downpour (2012)

Silent Hill: Downpour (2012)

 

LEGGERE: NON CORRETE SUBITO A FONDO PAGINA!

La celebre saga di konami, nata nel lontano 1999 su PSone, nonostante abbia sempre riscosso un buon successo tra gli appassionati, ha subito nel corso degli anni un graduale calo di qualità. Il primo capitolo per PS3, Homecoming, fu quasi un fiasco, disprezzato dalla critica per una realizzazione mediocre e presto accantonato dai fan a causa dell’ indiscutibile mancanza di originalità (anche se io, personalmente, non l ho trovato così mediocre). Ora la speranza ricade su questo Downpour, che si diceva avrebbe riportato la serie ai livelli di un tempo. Ci sarà riuscito? Questo Silent Hill va analizzato sotto tre punti di vista e il vostro gradimento dipenderà dal peso che darete a questi aspetti: la “storia”, il “comparto tecnico” e quello che io chiamo “fattore Silent Hill”.

 

STORIA

A differenza del precedente episodio per PS3, stavolta la storia è davvero ispirata e ben raccontata. L’ incipt è piuttosto canonico: vedremo il nostro malcapitato Murphy subire un incidente stradale durante il trasferimento in un carcere di massima sicurezza. La sua fuga lo porterà ben presto alla collina maledetta, e il suo viaggio allucinante si rivelerà un vero inferno personale. Fin qui niente di nuovo, insomma. Le prime ore di gioco in effetti sono un po’ piatte e lineari (non solo narrativamente) e serviranno più che altro a immergere il giocatore nell’ atmosfera di gioco e insegnargli i comandi di base, una sorta di tutorial in preparazione dell’ arrivo in città. È una volta arrivati a Silent Hill infatti che la trama inizia a decollare, in un turbine sempre crescente di emozioni e sorprese. Badate, niente che entrerà nella storia dei videogiochi (siamo ben lontani dalla complessità e profondità dell’ eccellente Silent Hill 2), ma sicuramente una miglioria notevole rispetto agli ultimi capitoli. Come in Homecoming, anche qui nel corso del gioco dovremo compirere delle scelte morali che influenzeranno il finale (sei in tutto). Anche i personaggi (pur non essendo i migliori della saga) sono ben caratterizzati e realistici: il protagonista non ha un’ aspetto molto affascinante o “eroico” ma la sua storia è interessante e ben tratteggiata. Non potevano mancare gli “Incubi”, sezioni agghiaccianti in cui la realtà che ci circonda si distorce creando scenari malsani e disturbati: in questi momenti alterneremo fasi in cui risolvere enigmi a fughe rocambolesche (come in Shattered Memories) in cui scappare da una misteriosa quanto letale entità. Le intenzioni dei programmatori probabilmente erano altre ma queste fasi, gli Incubi, in realtà si rivelano le meno “paurose” e difficili, anche se mantengono sempre un notevole impatto psicologico sul giocatore: infatti qui non saranno presenti mostri di alcun genere (eccetto alcuni casi) e gli scenari sono spesso lineari, tanto che il più delle volte per trovare l’ uscita è sufficiente correre in un’ unica direzione. Niente di impossibile, insomma. Per il resto, Downpour ripropone le meccaniche che hanno reso famoso il brand: tensione, esplorazione ed enigmi. A proposito di enigmi, sarete felici di sapere che sono tosti esattamente come in passato (anche se non molto originali) e che il loro livello di difficoltà è selezionabile all’ inizio della partita (tra Normale e Difficile). Una delle novità di questo capitolo è che, sparse per la città, saranno presenti delle Missioni Secondarie da portare a termine che ci ricompenseranno con oggetti utili e andranno ad approfondire la storia e l’ atmosfera del gioco: i fan potrebbero non gradire una caratteristica simile, ma state tranquilli, sono facoltative e scegliere se intraprenderle o no è affare vostro. Comunque voglio tranquillizzarvi facendovi capire che per la maggior parte non si tratta di missioni in stile GTA quanto “obiettivi” secondari perfettamente integrati nel mondo di gioco e non danno mai la sensazione di essere dei “tappabuchi” per aumentare la longevità globale (a volte sono così ben realizzati da poter essere scambiati per obiettivi della storia principale): per esempio, entrando in un edificio, potreste imbattervi in una porta chiusa da una combinazione (da cercare nei dintorni) che contiene alcuni oggetti o munizioni.

 

 (Downpour cerca di ritrovare l' atmosfera di un tempo, ma con risultati altalenanti)

 

Oltre alla famosa nebbia subentra un nuovo fenomeno atmosferico: la pioggia. Di tanto in tanto comincerà a cadere un' aquazzone e con l’ aumentare delle precipitazioni i mostri si faranno più numerosi e potenti. Meglio trovare un riparo al più presto, se non si vuole fare una brutta fine… Inizialmente ero un po’ scettico ma questa scelta si è rivelata vincente: non solo la pioggia (molto ben realizzata) esalta ulteriormente la già buona atmosfera generale, ma dà anche un notevole tocco di varietà in più (alla lunga la nebbia da sola diventa alquanto monotona, dopo più di 10 anni si sentiva il bisogno di qualche novità).

 

COMPARTO TECNICO

Se siete quel genere di giocatori che danno estrema importanza ad una grafica al passo con i tempi lasciate perdere Downpour: graficamente non è di certo impressionante e non è esente da difetti: i modelli poligonali dei personaggi sono sufficientemente buoni, con animazioni ed espressività a livelli accettabili, ma gli scenari soffrono di texture non sempre all’ altezza (e per giunta caricate in ritardo), di una generale carenza di dettagli e di una certa ripetitività negli elementi estetici: per farvi un’ idea, provate ad immaginare la Silent Hill del secondo episodio, aggiungete qualche dettaglio in più e rimasterizzatelo in HD. Se tutto si riducesse a questo, comunque, non ci sarebbe niente di cui lamentarsi: in fin dei conti pur non essendo eccezionale la grafica fa il suo lavoro ed è tutto sufficientemente gradevole. A rovinare il divertimento purtroppo ci pensa un frame rate parecchio instabile che in più di un’ occasione fa storcere il naso: capita spesso, soprattutto correndo in spazi aperti (o peggio, durante i combattimenti), che la visuale si blocchi per un paio di secondi, facendoci poi ritrovare l'inquadratura spostata a nostra insaputa. Un difetto passabile, intendiamoci (molto più sopportabile e meno frequente rispetto a Dead Island), ma pur sempre inaccettabile per un gioco del 2012 (dal costo di 69 euro, tra l’ altro). Ho rilevato anche un leggero pop-up e un frequente pop-in, ma niente di eccessivamente inguardabile. Il sonoro si mantiene sugli ottimi livelli della saga: doppiaggio ed effetti di qualità, tra i migliori del genere (considerata poi la concorrenza attuale quasi nulla…), ma la colonna sonora è alcune spanne sotto agli episodi precedenti (si sente la mancanza di Akira Yamaoka), passabile ma molto meno disturbata e non molto originale (per intenderci, più adatta ad un thriller che ad un horror).

Il gameplay è fra i peggiori del genere: i controlli sono rigidi e cercano (con poco successo) di essere originali, col risultato che la disposizione dei tasti spesso è confusa o poco intuitiva. Tutto risolvibile con la pratica, certo, ma almeno questo aspetto poteva essere curato molto di più. È nei combattimenti comunque che Downpour tira fuori il peggio di sé: con il tasto triangolo potremo parare i colpi avversari e col tasto quadrato attaccare. Semplice all’ apparenza, in realtà gli scontri sono approsimativi, gli impatti imprecisi e quella sorta di “lock-on” non funziona per niente bene. Per fortuna il più delle volte è ancora valida la vecchia regola magica di Silent Hill: “se vedi un mostro, meglio scappare a gambe levate”, soprattutto nei momenti di pioggia. Insomma, Silent Hill non ha mai brillato da questo punto di vista, ma stavolta sono davvero sconcertato, qui siamo tornati indietro non di una, ma di due generazioni.

La longevità è scarsa perfino per il genere: la storia, l’ esplorazione e le missioni secondarie vi assicureranno come minimo 10/12 ore di gioco, variabili in base alla difficoltà scelta e la vostra esperienza con i survival horror, ma se vi concentrate solo sulla storia principale e limitate l' esplorazione al minimo la durata scende drasticamente sotto le 8 ore. Poi ovviamente ci sono i diversi finali da sbloccare e gli immancabili trofei, alcuni difficili ma non impossibili. Naturalmente non c’ è alcuna modalità online ma personalmente non ne ho mai sentito il bisogno: basterebbe quella a rovinare irrimediabilmente l’ atmosfera isolata e introversa che da sempre caratterizza la saga: Silent Hill è un gioco da giocare da soli, al buio, nelle fredde notti invernali, cogliendone e gustandone ogni singola sfumatura e riflessione. Almeno in questo, la saga non ha mai perso niente.

 

FATTORE SILENT HILL

Veniamo alla parte che mi interessa di più, il "Fattore Silent Hill". Questa parte di recensione è indicata principalmente ai fan per cui, se non lo siete, ciò che è contenuto nelle prossime righe potrebbe interessarvi relativamente poco. Finora avrete pensato che Downpour sia un gioco da buttare giusto? Diciamo che il giocatore occasionale non accetterà facilmente i numerosi difetti che lo attanagliano ma lo stesso non si può dire per noi giocatori “di vecchia data” (perlomeno io): nonostante i difetti sopracitati infatti ho apprezzato moltissimo quest’ ultimo episodio, non solo come Silent Hill ma anche come gioco a sè stante, e vi spiego perché.

A Downpour vanno attribuiti numerosi pregi e novità che personalmente aspettavo con ansia: il più importante è L’ ESPLORAZIONE. Quest’ aspetto in passato era molto limitato a causa delle capacità hardware delle console, ma adesso finalmente il mio sogno è diventato realtà: nei vecchi capitoli, trovandosi di fronte ad una porta che non fosse legata allo svolgimento della trama, spesso nel tentativo di aprirla appariva la fastidiosissima frase “La serratura è rotta. Questa porta non può essere aperta.”. Ora le cose sono diverse, ora le zone accessibili sono decisamente di più e si ha davvero l’ impressione di avere la città nelle proprie mani, tanto che spesso si prova un certo senso di “smarrimento” (bisogna controllare spesso la cartina). Girovagare liberamente tra le ambientazioni malsane e abbandonate di Silent Hill ed esplorarne ogni singolo anfratto alla ricerca di armi, oggetti e kit medici è estremamente appagante e divertente se vi piace il genere (non si tratta di un vero e proprio free roaming ma gli si avvicina molto). Sicuramente è il passo giusto per riportare la serie al suo splendore, dato che come caratteristica calza a pennello con la sua filosofia di gioco. Non ringrazierò mai abbastanza i programmatori per questo.

 

 (Molta esplorazione e tensione, ma mostri e combattimenti lasciano molto a desiderare)

 

Le armi da fuoco sono scarse e lo sono anche i proiettili: per gran parte del gioco dovremo far uso di armi da mischia raccolte in giro per gli scenari, che si usurano velocemente con l’ utilizzo. Come se non bastasse il nostro inventario ci obbliga a portare con noi una sola arma alla volta, il che ci obbligherà a cambiare spesso oggetti e a provare strategie nuove (dato che alcune armi sono più efficaci di altre o possono servire per aprirci zone inaccessibili distruggendo lucchetti o assi di legno). Una scelta a mio avviso intrigante e coinvolgente, in perfetto contrasto con tempi in cui la spettacolarità ha da tempo preso il sopravvento sul realismo e sulla strategia (come si nota in un certo caso noto come Resident Evil). Da questo punto di vista Silent Hill è l’ unico vero esponente del survival horror rimasto sul mercato, e questo non può far altro che riempirmi di gioia. Non sopportavo più di andare in giro a massacrare zombie e necromorfi a suon di mitragliatori e sparamine, ho bisogno di giochi come Silent Hill, CHIARO??? Quindi i fan possono stare tranquilli: è vero che i combattimenti (con parate e contrattacchi) danno l’ impressione di un gameplay improntato all’ action ma come ho spiegato A: le armi da mischia si deteriorano con l'uso e B: i controlli in combattimento sono pessimi, di conseguenza il più delle volte vi ritroverete a scappare con la coda tra le gambe esattamente come in passato.

La storia e l’ atmosfera (pur essendo curatissimi) sono meno opprimenti dei predecessori e in parte diversi da quelli a cui ci eravamo abituati. Questo solo per mettere in guardia chi si aspettava l’ angoscia e le ambientazioni di sempre, e dirgli “NO, dimenticati il sangue e la ruggine di Silent Hill 1 e 2”. Da una parte un leggero cambio di stile era quello che ci voleva, o la saga avrebbe finito per ripetersi in modo noioso e scadente: ora le ambientazioni hanno semplicemente l' aria di luoghi abbandonati e lasciati in balia del tempo, non sono i luoghi infernali e demoniaci dei primi capitoli, ma questo non vuol dire che non siano affascinanti o angoscianti, anzi, sono realistici e al tempo stesso appaiono mistici e sovrannaturali. È molto apprezzabile quindi il coraggio e la bravura degli sviluppatori, che sono riusciti a rinnovare Silent Hill pur mantenendone intatte le caratteristiche di fondo. Davvero un ottimo risultato su questo frangente, e come fan mi ritengo molto soddisfatto.

I mostri… miseriaccia i mostri… vorrei sapere chi è quel maledetto character designer che ha inventato una porcheria simile: nel corso del gioco incontreremo molti esseri simili agli Shibito di Siren (in pratica una sorta di "donne possedute") e altri abomini lontani anni luce dall’ originalità e brutalità dei vecchi “colleghi”. Probabilmente al giocatore occasionale non gliene importerà niente, ma chi ha giocato i vecchi episodi capisce presto ciò che intendo. Quel che è peggio non fanno paura e non spaventano né per movenze né per sembianze (i Mannequin di Silent Hill 2 sono solo un lontano ricordo...). In pratica, proverete terrore per il semplice fatto di doverle affrontare, ma non sperate di sognarvele di notte.

 

 (La grafica ha un buon impatto, ma presenta diversi problemi tecnici)

 

CONCLUSIONI?

È facile capire se questo gioco vi piacererà o no. Se siete fan della saga (come il sottoscritto) riuscirete tranquillamente a mettere una pietra sopra ai difetti tecnici (più che altro nel sistema di controllo), gradirete le novità introdotte e vi divertirete un sacco a visitare ed esplorare ogni angolo degli scenari (i quali sono affascinanti e pieni di atmosfera). Se non siete fan ma vi piacciono i survival horror troverete in Downpour l’ unica alternativa valida del momento, l’ unico marchio che non si è fatto influenzare (per ora…) dalla moda dei titoli next gen, ovvero GRAFICA SPETTACOLARE E AZIONE A MANETTA. Se invece siete giocatori qualunque che vogliono provare Silent Hill per pura curiosità lasciate perdere: Silent Hill è un gioco lento e macchinoso, graficamente arretrato e con un gameplay simile a quello di un titolo per PS2 e difficilmente con questo episodio riuscirete ad entrare nella filosofia della saga.

A Silent Hill cose come l’ apparenza o la moda non hanno alcun peso: è la sostanza, tutte quelle piccole sfumature che non troverete in nessun altro gioco a renderlo un titolo unico nel suo genere: la storia, l’ atmosfera, l’ emotività, l’ introspezione, la riflessione, sono queste le cose che contano. Se non volete "pensare" e preferite vedere i vostri nemici macellati con budella e carne e sangue che schizzano sullo schermo fareste bene ad orientarvi verso Resident Evil o Dead Space perché Silent Hill non fa proprio al caso vostro.

 

PREGI

Un gioco tutta atmosfera

Tanta esplorazione

Finalmente degli enigmi veri!

Effetti sonori agghiaccianti

DIFETTI

Troppi bug, fenomeni di pop-in e frame rate instabile

Controlli pessimi

Storia principale non molto longeva

Sistema di combattimento terribile

 

GRAFICA...............65

SONORO...............90

GIOCABILITA.........72

LONGEVITA...........81

Divertimento*.......90

GLOBALE..............77

 

A cura di: Marco Tessarolo