Siren Blood Curse (2008)

Siren Blood Curse (2008)

 

Non ho mai dimenticato gli orrori vissuti con i primi Siren, su PS2: erano i vecchi tempi con nemici terribili, atmosfere angoscianti, difficoltà estrema e frequenti salti sulla sedia... un paradiso per gli amanti del survival horror, ma un inferno per tutti i videogiocatori occasionali a causa dei forse eccessivi picchi di difficoltà a cui si andava incontro. Beh, Blood Curse sembra aver tenuto conto di certi errori commessi in passato e si propone di essere un survival horror un pò più calibrato e adatto a tutti. Più o meno.

 

 (Siren è un survival horror strutturalmente molto classico, ma presenta alcuni tratti caratteristici)

 

Bisogna premettere che questo nuovo lavoro di Team17 non cerca minimamente di stravolgere la formula della serie, ma anzi si limita a mentenere intatta la natura dell' originale limando qua e là alcuni aspetti: la trama vede per protagonisti diversi personaggi, arrivati nel villaggio di Hanuda con tempi, cause e intenti diversi, e obbligati a collaborare per sopravvivere ai tremendi pericoli che questo luogo cela dentro di sé. Dei misteriosi rituali sembrano aver trasformato gli abitanti in agghiaccianti Shibito, una sorta di zombie senz' anima condannati a vagare senza meta e a cacciare i pochi sopravvissuti rimasti (anche se non mancano abomini un pò meno convenzionali). La particolarità è che queste creature mantengono intatte alcune abitudini e caratteristiche "umane", cosa che le rende alquanto pericolose e imprevedibili: borbottano frasi senza senso, interagiscono con l' ambiente circostante, impugnano armi, inseguono la preda senza sosta. Fuggire da essi non è facile, dal momento che cercheranno di scovarci ovunque e con qualunque mezzo (nemmeno nascondersi in un armadio è sicuro al 100%); non che affrontarli a viso aperto sia un' idea migliore, dal momento che spesso saremo disarmati e in netta inferiorità numerica. Ecco quindi che il segreto per sopravvivere sta nell' evitare di essere individuati, nel passare inosservati, con meccaniche che ricordano molto da vicino quelle degli stealth games: rimanere nascosti fino a pericolo passato, aggirare i nemici, ucciderli silenziosamente o con metodi più o meno "discreti"... la natura stealth del titolo è confermata dalla possibilità di attirare i nemici urlando, di posizionare trappole, di abbassarsi, ma potete stare tranquilli: non è un gioco d' azione, nè tantomeno uno strategico, sono solo piccoli extra per rendere l' avventura un pò più varia e realistica.

 

Nonostante questi trucchetti, nascondersi e scappare non sarà un' impresa facile: gli shibito si muovono, si spostano da una stanza all' altra, e capire dove si trovano o dove stanno andando non è una passeggiata. Per questo potremo liberamente sfruttare il "potere" del nostro alter ego, il Sight-Jacking, che gli permette di vedere attraverso gli occhi di tutti i personaggi presenti in zona, nemici inclusi. Ecco quindi che, con la pressione di un semplice tasto, tramite split screen potremo muoverci osservando contemporaneamente il punto di vista degli shibito per capire le azioni che stanno compiendo, dove sono diretti e quali sono le loro intenzioni. Questa caratteristica può deludere un pò chi si aspettava realismo estremo, ma oltre ad essere una particolarità che la serie porta con sè fin dalle origini (quindi rimuoverla sarebbe stato un atto di tradimento) il più delle volte non sarà obbligatorio utilizzarlo. Al contrario delle aspettative, poi, devo dire che assicura grandi emozioni: nascondersi in una stanza e guardare in prima persona il nemico che si avvicina a quest' ultima solitamente genera attimi di puro panico! I protagonisti inoltre, essendo quasi sempre persone comuni, sono completamente inesperti di armi da fuoco e scontri corpo a corpo, quindi non pensate di cavarvela facilmente con una pistola o un piccone. Al contrario, le armi saranno imprecise e i nostri movimenti lenti e impacciati: lo scontro diretto sarà da affrontare solo in casi estremi, per questo il grado di coinvolgimento e angoscia si mantengono sempre su altissimi livelli.

 

 (Il Sight-Jacking permette di vedere l' azione da più punti di vista)

 

Strutturalmente, insomma, mantiene inalterate tutte le caratteristiche di fondo, perfino le più criticate: anche stavolta infatti la storia sarà suddivisa in mini-capitoli, sulla falsariga di quanto accade nelle fiction televisive (con tanto di "continua..." e anticipazioni sui capitoli seguenti); una scelta che permette di spaziare tra vari personaggi in momenti diversi della giornata (con continui salti temporali), rendendo le vicende imprevedibili e, perchè no, interessanti. Mano a mano che la trama si sviluppa scopriremo come le esperienze dei vari protagonisti si intrecciano, creando un mosaico di eventi che andrà a svelare poco a poco la verità che si nasconde dietro a tutto quel mare di sangue. Una scelta registica, questa delle mini-missioni, non priva di pregi (primi fra tutti quello di garantire una grande varietà di personaggi e situazioni, e quello di mantenere lo spettatore in continua suspance) ma forse poco adatto al contesto del survival horror. Peccato poi che l' eccessiva brevità di queste scene e la continua interruzione dovuta ai caricamenti spezzino un pò troppo l' azione, rallentando un ritmo narrativo che poteva essere perfetto.

Nel complesso, insomma, questo Siren non apporta grandi novità all' interno della saga; sicuramente i fan apprezzeranno i momenti di terrore che riesce a regalare, così come il suo attaccamento alle proprie origini... PS3, però, potrebbe offrire di più in termini di contenuti.

 

Graficamente dimostra diversi alti e bassi. Se è vero che i modelli di personaggi e nemici sono ben fatti (i volti, soprattutto, sono impressionanti), lo stesso non si può dire delle ambientazioni: spesso sono spoglie, sgranate, sporche e povere di dettagli, e soprattutto con tonalità e contrasti che spesso rendono difficoltosa e poco chiara la scena (le zone d' ombra sono eccessivamente confuse e in qualche occasione l' elevata saturazione di certi elementi affatica la visione dell' ambiente intorno a noi). Se a questo aggiungiamo un' interazione scarsa con gli oggetti circostanti e luoghi prevalentemente avvolti dall' oscurità capirete bene che riuscire a muoversi diventa alquanto frustrante. La telecamera poi non facilita di certo tale operazione: spesso è eccessivamente statica e claustrofobica, praticamente ingestibile negli spazi stretti. Infine, un fastidioso "effetto nebbia" negli spazi aperti toglie profondità alle inquadrature, alcuni effetti di luce (come dei "flash" che si notano una volta avvistati dagli shibito) finiscono per "abbagliare" il giocatore inutilmente, e le animazioni non sono proprio il massimo. Dalla sua, però, devo dire che Blood Curse ha uno stile grafico tutto personale e se siete amanti del genere verrete conquistati dalle sue atmosfere oniriche, malate e suggestive.

Ottimo il lavoro svolto sul piano sonoro: le "musiche" (composte perlopiù da melodie e suoni surreali in stile Silent Hill) sono perfette e creano la giusta atmosfera in tutte le occasioni. Anche gli effetti, in particolare i versi e i lamenti dei nemici, sono agghiaccianti e terrificanti come non ne avevo mai sentiti, al punto che riescono da soli a spaventare più del gioco stesso (alcuni suoni sono così penetranti e orrificanti che fanno rizzare il pelo: nessuno dopo Silent Hill aveva raggiunto risultati simili). Doppiaggio inglese nella norma.

 

 (In certi momenti la telecamera è difficile da digerire)

 

La giocabilità invece è molto deludente: i controlli sono davvero implementati male (soprattutto per il movimento), imprecisi e poco reattivi. Pur essendo più snelli e intuitivi che in passato, sono stati fatti pochi passi avanti in questo senso e nel 2008 trovarsi tra le mani un gameplay simile è alquanto inaccettabile. Inoltre manca quasi completamente la libertà di azione o di esplorazione, dato che spesso gli scenari sono ancora lineari o limitati come in passato. Fortunatamente, la curva di difficoltà è stata ridotta sensibilmente permettendoci di godere del titolo nonostante queste magagne, ma in generale si poteva fare di meglio.

Longevità buona, circa 10/12 ore. Sono presenti collezionabili e documenti vari, ma non bastano a garantire una rigiocabilità adeguata.

 

È molto difficile giudicare Siren Blood Curse: non gli si possono negare certi pregi, come un' atmosfera macabra e carica di tensione, nemici spaventosi e un sonoro praticamente insuperabile... si può quasi dire che, in quanto ad emozioni, rappresenti uno dei migliori survival horror disponibili sul mercato, un autentico viaggio infernale, teso come la corda di un violino, imperdibile per gli amanti della saga e del genere.

Parallelamente, però, presenta anche alcuni aspetti indigesti come dei controlli tremendamente legnosi e grossolani, una telecamera rigida e poco efficace, una grafica poco innovativa, senza contare alcune caratteristiche soggettivamente sgradevoli (come la struttura a "sitcom")... ciò non toglie che rimane un' esperienza forte, e decisamente consigliabile. Astenersi soggetti impressionabili :)

 

PREGI

Tanta angoscia e tanto terrore

Effetti sonori da incubo

Alcune sezioni particolarmente ispirate

Le meccaniche stealth funzionano

Sight-Jacking non troppo invasivo

DIFETTI

Controlli tremendi

Linearità assoluta

Grafica a volte fastidiosa

La struttura a missioni si addice poco ad un survival

Ritmo di gioco a volte troppo lento

 

GRAFICA...............75

SONORO...............94

GIOCABILITA.........72

LONGEVITA...........78

Divertimento*.......80

GLOBALE.............80

 

A cura di: Marco Tessarolo