The Walking Dead (Store/2012)

The Walking Dead (Store/2012)

 

Solo i titoli di massimo rilievo sono in grado di emozionare il videogiocatore. Questa sensazione è solitamente quasi un effetto collaterale, dovuto a sceneggiature e personaggi ben costruiti, e non lo scopo prioritario di una produzione videoludica. I videogiochi solitamente cercano prima di tutto di divertire o di far provare una sensazione di sfida e adrenalina non possibile attraverso altri media. Tuttavia, in particolare negli ultimi anni, si sono visti giochi difficilmente catalogabili sotto un definito genere e che sono nati per ottenere un unico scopo, emozionare. Tali titoli spesso catturano l’attenzione di critica e pubblico ancora mesi prima dell’uscita essenzialmente per due motivi. Il primo è dato dalla sensazione di distaccamento dai canoni comuni di videogioco e quindi di trovarsi davanti ad un qualcosa di diverso e spesso a suo modo unico. Il secondo è che queste produzioni, se riuscite, spesso risultano essere dei titoli indimenticabili e che avvicinano il media videoludico al concetto di arte. La giocabilità spesso passa in secondo piano, il che appare come un paradosso, mentre le diverse componenti del comparto tecnico non possono essere giudicate singolarmente in senso assoluto, come per i normali videogiochi, mentre appaiono fondersi in un'unica opera il cui giudizio è per forza di cose totale, senza mezzi termini, funziona o non funziona, emoziona o non emoziona. In definitiva in questi casi spesso ci troviamo di fronte a titoli dal forte impatto cinematografico, che si rifanno ad altri media ma che allo stesso tempo sfruttano quello videoludico per aggiungere al valore totale dell’opera il fattore interattivo che solo un videogioco può dare. In questo modo si raggiunge una nuova dimensione dell’emotività in quanto l’utente finale non sarà più solo uno spettatore bensì il vero protagonista in grado di condizionare e non esclusivamente subire gli eventi facenti parte della storia narrata.

 

 

Il franchise di The Walking Dead, partendo dal fumetto per arrivare all’adattamento come serie televisiva ed infine a questa avventura grafica, cavalca l’onda della ritrovata verve dell’universo legato agli zombie. TWD è in realtà il franchise che più di tutti ha favorito la nuova primavera dei morti viventi. A determinare il successo assoluto del fumetto, della serie televisiva e ora del videogame è sempre lo stesso filo conduttore. The Walking Dead va oltre al gore, alle scene cruente e all’horror che caratterizza i classici del genere legato agli zombie e punta tutto sulla narrativa e sulla capacità di ricreare situazioni credibili ed estremamente emotive. Robert Kirkman, l’autore del fumetto, non narra una storia sugli zombie, bensì un racconto che li utilizza come fattore causante di una situazione estrema per poi percorrere un viaggio più profondo ed introspettivo dove indagare i modi con i quali i vari personaggi reagiscono e ne escono cambiati. Quella che emerge è l’ordinaria follia che porta ogni personaggio a dover fare scelte e a compiere azioni estreme per sopravvivere. Sono analizzate le priorità e la fermezza d’animo di ogni personaggio che dovrà sempre fare i conti con la propria coscienza e con la propria percezione di cosa sia giusto e cosa sbagliato. Il videogioco dunque inserisce un livello ulteriore a questa analisi in quanto davanti allo schermo non ci sarà solamente uno spettatore ma un videogiocatore che dovrà prendere in prima persona difficili decisioni vivendone sulla propria pelle i risultati.

Lasciando da parte gli altri esponenti del franchise per focalizzarsi sul videogioco di The Walking Dead, possiamo subito dire che in questo caso la storia non ripercorre, a differenza del telefilm, gli eventi narrati nel fumetto. I personaggi sono differenti ma l’atmosfera ed i presupposti rimangono invariati. Anche in quest’avventura grafica non viene data nessuna spiegazione sul quale possa essere stato il fattore causante dell’epidemia zombie e il protagonista principale si troverà inizialmente isolato e catapultato in un mondo che non è più quello che conosceva. La minaccia zombie fa saltare ogni regola, l’importante è solo sopravvivere e per farlo è necessaria prima di tutto una grande capacità di organizzazione. Così, nel gioco come nel fumetto, il protagonista del quale seguiremo le vicende risulta essere un leader che dovrà prendere decisioni importanti, spesso sofferte per cercare di guidare un gruppo di sopravvissuti.

 

 

Libertà vigilata

Come detto la base sulla quale poggia il videogioco di TWD è la possibilità di influenzare attivamente lo svolgersi degli eventi. Per farlo il gameplay ci dà la possibilità di scegliere tra tre o quattro diverse possibilità di dialogo ogni volta che ci rapporteremo con altri personaggi e di prendere decisioni importanti come se aiutare un personaggio invece che un altro. Il risultato finale sarà un’influenza totale sul nostro rapporto con gli altri personaggi. Spesso ci verrà chiesto di schierarci e le nostre scelte saranno ricordate dagli altri membri del gruppo che in base a queste decideranno se esserci ostili o d’aiuto nel prosieguo del gioco. TWD inoltre si divide in 5 capitoli e le nostre scelte avranno conseguenze non solo in quello che stiamo giocando ma anche nei successivi. Alcune decisioni sono talmente influenti da determinare la vita o la morte di altri personaggi e la sensazione che si ha nel giocare TWD è quella di una libertà di narrazione totale. Spesso ci si sente in colpa dopo una decisione presa in maniera sofferta e si vorrebbe tornare indietro ripensando a cosa sarebbe potuto accadere se avessimo agito in maniera differente, un po’ come accade nella vita reale. È chiaro tuttavia che una tale libertà non è semplicemente possibile e rimane l’amaro in bocca quando, una volta finito il gioco, si ricomincia l’avventura imponendosi scelte differenti da quelle prese la prima volta. Anche andando a verificare in rete tutte le possibilità che TWD offre ci si accorge immediatamente di come tutta questa libertà di fatto non esista. Come in altre produzioni che hanno tentato la stessa strada della libertà narrativa lasciata al videogiocatore, The Walking Dead di fatto permette di influenzare solo superficialmente la trama tenendo però una struttura di fondo sempre uguale a se stessa. Per farla breve se ad esempio dovessimo provocare la morte di una persona che avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella continuazione della storia, tale parte sarebbe facilmente presa da un altro che si comporterebbe quasi nello stesso modo.

Nelle fasi dove non è richiesto di prendere decisioni e seguire dei dialoghi, TWD diventa un punta e clicca che però non si avvicina come impostazione e spessore ad illustri predecessori del genere come, per citarne uno a caso, Broken Sword. In The Walking Dead sono praticamente assenti enigmi di sorta e l’incedere sarà decisamente guidato e lineare. Quello che viene richiesto di fare è una continua interazione con alcuni elementi dello scenario che decideremo noi nelle impostazioni se evidenziare o meno. Le fasi di lotta non sono ovviamente libere ma si affidano a quick time event e spesso ci troveremo su dei binari da dover seguire nell’andare verso un obiettivo o nello scappare da uno zombie senza avere quindi la piena libertà d’azione.

 

 

Non solo pixel

L’incipit di TWD spiazza non tanto per gli eventi narrati quanto per il comparto tecnico. Giornata soleggiata e soprattutto grafica in cel-shading, nulla che faccia pensare di trovarsi davanti ad un titolo incentrato sugli zombie. Inizialmente non si può non pensare a che una grafica maggiormente realistica avrebbe permesso un più alto livello di gore ed azioni splatter più credibili. Tuttavia come detto in precedenza, TWD non è fondamentalmente un titolo né horror, né tantomeno splatter. Questi elementi sono presenti sempre con lo scopo di provocare delle emozioni nei personaggi e nel videogiocatore. La cosa più importante probabilmente era quella di garantire una grande espressività dei visi e a questo punto le strade possibili non erano che due: puntare sul fotorealismo, come ad esempio fatto da Cage per Heavy Rain, o su una direzione artistica totalmente differente. La grafica e i disegni di TWD risultano quindi estremamente ispirati e ben realizzati. Le espressioni facciali riescono a trasmettere le varie sensazioni di paura, timore, smarrimento, sorpresa, rassegnazione, speranza e rabbia mentre non mancano l’atmosfera, gli effetti di luce e le scene cruente nelle uccisioni di zombie. Il cel-shading diventa un valore aggiunto che eleva il livello artistico della produzione nonostante rimanga la curiosità di come sarebbe potuto essere un TWD con una veste grafica maggiormente foto-realistica.

Appurato che The Walking Dead sia un gioco estremamente riuscito dal punto di vista narrativo e artistico, eccoci arrivati alla fase cruciale della recensione: il sonoro. Il gioco come tutti sapranno non è né doppiato né tantomeno sottotitolato in italiano o in qualsiasi altra lingua che non sia l’inglese. Su PC alcuni volenterosi hanno svolto un lavoro di traduzione di tutti i testi nonostante non avessero nulla a che fare con Telltale e la produzione del gioco in generale. Su XBOX è arrivata da poco una patch che inserisce i sottotitoli italiani. Su PS3 per il momento non si ha alcuna notizia. A questo punto c’è da capire quanto questo influisca sull’esperienza di gioco finale. Ovviamente la risposta è “tantissimo” a causa dell’impostazione del gioco che si basa quasi esclusivamente sui dialoghi. Tuttavia il consiglio è di non scoraggiarsi almeno che non si abbia nemmeno una minima conoscenza della lingua. I sottotitoli in inglese aiutano e se da una parte non sarà semplicissimo seguire in ogni suo passaggio i dialoghi con la conseguente possibilità di perdersi qualche sfumatura, dall’altra l’esperienza di gioco gioverebbe sicuramente di un doppiaggio in lingua originale estremamente caratterizzato. Non mancano espressioni quasi dialettali o comunque locali che troverebbero difficoltà nell’essere tradotte in italiano con il rischio di un impoverimento dell’espressività di alcuni personaggi.

Infine la longevità si attesta su buoni livelli, soprattutto se rapportata al prezzo che con le ultime offerte supera di poco i 10 euro. Tuttavia TWD difficilmente si fa rigiocare in quanto la storia come detto risulta meno libera di quanto non sembri al primo approccio e soprattutto tutti i trofei, compreso il platino, sono sbloccati semplicemente portando a termine il gioco. Una scelta anomala e pure ingiusta rispetto all’impegno necessario per raggiungere il platino negli altri videogiochi. Sicuramente qualche trofeo legato alle scelte da compiere o a qualche collezionabile sparso nei vari ambienti esplorati avrebbe giovato alla longevità totale.

 

 

Commento finale

The Walking Dead risulta essere un’avventura toccante, che mette in gioco i veri valori della vita come l’amore per una persona, la capacità di anteporre i bisogni di un gruppo ai nostri e di reagire ai momenti di maggior sconforto. Nonostante se rigiocato faccia venire allo scoperto quanto in definitiva la narrazione sia solo parzialmente influenzata dal videogiocatore, la sensazione è quella di avere veramente in mano le sorti del nostro personaggio e di tutti quelli facenti parte del gruppo di sopravvissuti. TWD è un gioco che non brilla dal punto di vista della giocabilità in quanto non risulta profondo come le avventure grafiche punta e clicca del passato e per il resto non richieda molto più di una scelta di una frase invece che un’altra. Nonostante questo è un gioco da consigliare assolutamente dato che, ne potete essere certi, una volta cominciato il primo capitolo difficilmente resisterete alla voglia di conoscere quali saranno le sorti dei nostri malcapitati personaggi. Il lato artistico e la validità della produzione Telltale non si discutono mentre è fuori da ogni dubbio che la mancata localizzazione in italiano possa rendere difficile la comprensione dei dialoghi, fondamentali per potersi godere il gioco in tutta la sua pienezza. Il consiglio è dunque quello di provare il primo capitolo, ora gratuito, per verificare di essere in grado di seguire i dialoghi in modo da prendere le varie decisioni con senno. Se le difficoltà dovessero essere troppe non avrebbe senso continuare nell’acquisto degli altri capitoli. In caso invece di un responso positivo probabilmente non esiterete a mettere mano al portafoglio per poter accedere ad un’avventura grafica epica e toccante allo stesso tempo. In definitiva TWD è un titolo estremamente difficile da giudicare dato il problema della localizzazione ed i diversi buchi dal punto di vista della giocabilità tali da renderlo quasi più un telefilm interattivo che un vero e proprio gioco. Tuttavia se sarete in grado di dargli una possibilità, se siete particolarmente attratti dall’universo zombie e se pensate che la narrativa sia una delle caratteristiche principali che deve avere un buon gioco, allora TWD risulterà per voi una delle esperienze videoludiche più riuscite di questa generazione. In definitiva se nella prossima stagione del The Walking Dead videoludico Telltale sarà in grado di approfondire la giocabilità del titolo e senza riproporre la stessa identica struttura solamente impreziosita da una nuova storia, a quel punto potremmo avere un gioco di cui raccontare ai nostri figli/nipoti.

 

PREGI

Narrazione, storia e personaggi di grande rilievo

Valore artistico della produzione

Vere scelte morali da compiere

Doppiaggio in inglese ottimo

DIFETTI

Rigiocabilità limitata

Mancanza di localizzazione in italiano

Giocabilità migliorabile

 

GRAFICA...............90

SONORO...............90

GIOCABILITA.........70

LONGEVITA...........80

Divertimento*.......NC

GLOBALE..............83

 

A cura di: Nicola Puhar